Il Consigliere Segretario dell’Ordine, invia una lettera agli organi di stampa, per sollecitare una maggiore discrezionalità da parte dei mass-media, relativamente alle tragiche vicende messinesi salite alla ribalta della cronaca nazionale

Data:
13 Ottobre 2005

Il Consigliere Segretario dell'Ordine, invia una lettera agli organi di stampa, per sollecitare una maggiore discrezionalità da parte dei mass-media, relativamente alle tragiche vicende messinesi salite alla ribalta della cronaca nazionale



Chi è senza peccato scagli la prima pietra…
Il Consigliere Segretario dell’Ordine Dott. Salvatore Rotondo, di fronte alle numerose notizie apparse sulla stampa riguardanti medici coinvolti nell’inchiesta relativa ai due decessi avvenuti all’interno di due strutture sanitarie messinesi, ha inviato agli organi di stampa una nota per sollecitare una maggiore discrezionalità da parte degli ambienti giornalistici.
La nota del Dott. Salvatore Rotondo – Consigliere Segretario dell’Ordine

Caro Direttore, la notizia di quelle “morti bambine siciliane” salite alla ribalta della cronaca nazionale mi hanno indotto un imperioso bisogno di risposta. La mia riflessione, che ammetto non potrà essere del tutto lucida, nonostante il tempo trascorso, ha lo scopo di analizzare alcuni aspetti fondamentali che i tragici eventi hanno fatto emergere.
Chiarisco subito che sono profondamente vicino alle famiglie che hanno subito queste perdite irreparabili: è terribile sopravvivere al proprio futuro . . . Certe cose non dovrebbero mai accadere.
E’ però impossibile non ascoltare con fastidio le ridde di voci forcaiole e gonfie di sdegno alzatesi per “giudicare” gli eventi prima di conoscere fatti e contesti. Tutto ciò potrebbe avere una giustificazione se provenienti genericamente dall’opinione pubblica sulla base di una spinta emozionale, sono però meno tollerabili quando sono prodotte da elementi iscritti ad ordini professionali i quali dovrebbero controllare, per il significato intrinseco all’aggettivo “professionale”, espressioni e modalità di comunicazione relative ai fatti di cui si occupano.
Circa 2000 anni orsono Fedro ci insegnò come sia più opportuno, anche se più difficile, esplorare “a tergo” il contenuto della nostra bisaccia, piuttosto che quella degli altri . . . Eppure troppo spesso ci ergiamo a giudici credendo di conoscere uomini e cose, ma purtroppo ci separano dalla reale verità, insormontabili asimmetrie informative.
E’ troppo facile appellarsi al lavoro di commissioni inquisitrici per cercare di trovare i colpevoli, questo però troppo spesso serve soltanto a criminalizzare anelli deboli della catena senza risolvere il problema e, soprattutto, ingenerano confusione senza evitare che fatti simili possano riprodursi.
In tempi di risorse limitate la sanità italiana sta vivendo fasi di devolution che incidono negativamente sulla qualità delle prestazioni erogate. Attenzione: in medicina, come in aviazione, non può essere garantito il risultato. Solo la qualità del percorso produttivo attuato può e deve essere certificato (purtroppo in Sicilia questo processo viene rinviato di mese in mese). In poche parole quando ci imbarchiamo su un aereo tutti noi accettiamo implicitamente il rischio che, in una remota ipotesi, questo possa avere un incidente. Ci fidiamo in pratica della qualità dei processi che regolano la sua realizzazione, accertandone implicitamente il seppur remoto rischio. Troppo spesso si dimentica che lo stesso accade in medicina. A questo punto c’è però da chiedersi: sono stati posti in essere e, fino a che punto, tutte quelle iniziative atte ad una appropriata gestione del rischio in medicina da parte degli organi preposti a monte degli incresciosi e luttuosi eventi? Quanto ha trovato spazio il problema della programmazione del “risk management” in una sanità poco e male finanziata, costantemente assillata dal problema dell’emergenza?
Non mi meraviglierei se le conclusioni delle plurime commissioni nominate, conducessero tutte univocamente verso l’identificazione di carenze strutturali e concettuali di base delle organizzazioni che non possono che attenuare le posizioni degli indagati (“anelli deboli della catena”), indicando segnali importanti per la realizzazione di cambiamenti capaci di predire certi terribili accadimenti.
Solo attraverso reali percorsi di qualità si potranno evitare da un lato vittime innocenti sacrificali di un sistema perverso e dall’altro crocifissioni (prima della condanna) degli operatori coinvolti (sindrome del sistema vulnerabile). Si potrà altresì “imparare dagli errori” e sarà possibile progettare sistemi poveri di “errori latenti” sviluppati attraverso concetti di “ergonomia cognitiva”.
Tutto questo è stato già scritto, speriamo che anche alle nostre latitudini possa trovare rapida e piena applicazione. I medici siciliani sono pronti ad accettarne la sfida nel loro interesse, in quello della loro professionalità e dei pazienti di cui quotidianamente si fanno carico, al pari dei manager e dei politici che li nominano.

Ultimo aggiornamento

13 Ottobre 2005, 13:32