Innovativa convenzione per la specialistica ambulatoriale interna

Data:
20 Aprile 2005

Innovativa convenzione per la specialistica ambulatoriale interna
A cura del Dott. Carmelo Staropoli

Il nuovo contratto collettivo nazionale per la specialistica ambulatoriale interna è stato siglato il 9 Febbraio u.s. dopo un lungo e sofferto iter. Ha durata quadriennale anziché triennale.
Sancisce in maniera chiara l’importanza del ruolo del territorio nella politica sanitaria nazionale e regionale. Il medico convenzionato, nelle varie eccezioni delle figure professionali coinvolte, dal medico di medicina generale allo specialista ambulatoriale interno, passando per i settori medicina dei servizi ed assistenza continua e di emergenza, ha ottenuto un riconoscimento tangibile della sua centralità nella gestione del territorio; funzione questa assolutamente non subordinata e che ricopre larga parte delle attività distrettuali.
La visione ospedalocentrica è sostanzialmente tramontata, sia per la modificata e diversificata “richiesta” di salute da parte dell’utenza sia per la necessità di riduzione e di controllo della spesa sanitaria.
Il processo di deospedalizzazione è stato avviato in maniera irreversibile, non per sminuire il giusto rilievo che le strutture di degenza rivestono, ma nel tentativo di migliorare l’appropriatezza delle cure, attraverso l’abbattimento quantitativo dei ricoveri impropri ed ottimizzando l’impiego di risorse umane e finanziarie.
Gli ospedali, luoghi deputati al trattamento di patologie di particolare impegno in fase acuta e di elezione, per essere correttamente impiegate devono essere sfoltite da tutta una serie di incombenze diagnostico-terapeutiche, facilmente affrontabili in sedi poliambulatoriali.
Bisogna prendere coscienza che le professionalità e le competenze esistono anche nell’ambito delle attività territoriali e che la qualità non è prerogativa dei centri universitari od ospedalieri di eccellenza.
Proprio questo nuovo contratto ha messo in luce le attività territoriali, ponendole come costante punto di riferimento nell’organizzazione della risposta sanitaria a stretto e costruttivo contatto con gli amministratori regionali e con i vertici aziendali.
Si passa in buona sostanza da un decennio durante il quale la figura dello specialista è stata considerata obsoleta e degna solo di ostracismo dalla gestione diretta della “res sanitaria” all’attuale consapevolezza di una funzione dai risvolti non solo professionali, ma anche etici e sociali, assolutamente non delegabili.
Non possono, pertanto, essere demandati all’ospedale settori quali la prevenzione delle patologie di più frequente riscontro e la gestione di quelle croniche, degenerative e non, senza parlare poi dei controlli clinico-strumentali di routine dei quadri lesionali in fase di post-acuzie. E’ necessario pervenire ad un sistema di cure primarie integrato a partire dal primo intervento, riservando all’ospedale il ruolo proprio che gli compete e solo quando vi sia una specifica motivazione.
In considerazione dell’invecchiamento della popolazione, poi, i poliambulatori, idoneamente attrezzati, possono adeguatamente diagnosticare e curare patologie di ampio riscontro anche vicino il luogo di residenza dell’utenza senza costringere pazienti e caregivers a spostamenti di lunga durata e/o di ampia portata.
Tornando ai dettami del nuovo accordo collettivo nazionale di categoria, in concreto è presente la grande novità della contrattazione a livelli multipli. Questo comporta che oltre al riconoscimento del ruolo a livello nazionale di cui sopra, si delinea una funzione tutta in fieri della categoria sia a livello regionale che aziendale. Una buona fetta degli spazi futuri infatti si definiscono e si conquistano a livello di Assessorato Regionale e dei vertici aziendali.
La negoziazione regionale sarà rivolta alla definizione degli obiettivi di salute, ai modelli organizzativi ed agli strumenti operativi per attuarli coerentemente con le strategie e le finalità del SSN. In quest’ambito verranno regolamentati i criteri e le modalità per la trasformazione dei rapporti di lavoro a tempo determinato, meglio conosciuti come protocolli aggiuntivi, in rapporti a tempo indeterminato. L’aver ottenuto ciò è un grande successo in quanto si tratta della definitiva consacrazione della tanto aspettata ed agognata apertura dell’area, di fatto già iniziata con il contratto ancora vigente, proprio con l’istituzione delle figure nuove di specialisti, cioè i colleghi afferenti ai protocolli aggiuntivi. La riapertura comporterà non solo grande vantaggio per i più giovani che possono così aspirare ad una sistemazione stabile, ma anche per l’impinguamento delle casse dell’ENPAM e del Fondo della Specialistica Ambulatoriale.

Il livello negoziale aziendale, poi, definisce i progetti e le attività del personale sanitario convenzionato necessari all’attuazione degli obiettivi individuati dalla programmazione regionale.
Concretamente queste finalità si trasformano in strumenti d’azione, che portano alla realizzazione di:

a) una rete integrata territoriale di servizi finalizzati all’erogazione delle cure primarie per garantire la continuità assistenziale e l’intercettazione della domanda di salute;
b) sviluppo della medicina associata, prevedendo la sperimentazione di strutture operative complesse, fondate sul lavoro di gruppo che vedranno la partecipazione dei diversi attori del territorio;
c) informatizzazione peculiare del sistema delle cure primarie, indispensabile per lo sviluppo dell’interrelazione fra le strutture della specialistica ambulatoriale, i medici di medicina generale ed i poli ospedalieri;
d) ottimizzazione dei percorsi diagnostico-terapeutici in concorso e di comune accordo con le strutture ospedaliere.

Infine, giustamente ulteriore rilievo è stato dato all’organizzazione della formazione continua e dell’aggiornamento del personale specialistico con corsi organizzati direttamente a livello regionale ed aziendale.

Ultimo aggiornamento

20 Aprile 2005, 13:42